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sabato 27 febbraio 2016

Italia digitale in stallo: penultimi nella UE per reti ultrabroadband

Il digitale in Italia non decolla secondo i dati del DESI 2016, l’indice europeo di digitalizzazione dell’economia e della società. Cresce l'eCommerce, ma la connettività è il nostro tallone d'Achille

di Paolo Anastasio | @PaoloAnastasio1 

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Il digitale in Italia non decolla e l’ennesima conferma del nostro ritardo arriva dal capitolo sul nostro paese del DESI (Digital Economy and Society Index 2016), l’indice sviluppato dalla Commissione Europea che misura il grado di diffusione del digitale nei paesi Ue, basato su cinque indicatori (Connettività, capitale umano, uso di Internet, integrazione di tecnologie digitali e servizi pubblici digitali). Il nostro paese a giugno 2015 si piazza al 25esimo posto, perdendo una posizione rispetto al 2014 con uno score di 0,4 rispetto alla media Ue a 28 di 0,52. La Danimarca, i Paesi Bassi, la Svezia e la Finlandia rimangono in testa alla classifica del DESI. I Paesi Bassi, l’Estonia, la Germania, Malta, l’Austria e il Portogallo sono i paesi che crescono più in fretta e stanno distanziando gli altri.
Il problema principale resta la scarsa copertura delle reti a banda larga veloce (NGA almeno 30 Mbps), tanto che siamo al 27esimo posto nella speciale classifica europea della connettività, con appena il 5,4% delle famiglie che ha un abbonamento Nga sul 53% di quelle abbonate. A livello europeo, il 71% delle famiglie ha accesso alla banda larga ad alta velocità (almeno 30 Mbit/sec) rispetto al 62% dell’anno scorso.

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Analisi impietosa: Italia 27esima per connettività

L’analisi è chiara e i numeri impietosi: “L’anno scorso l’Italia ha fatto piccoli progressi in quasi tutti gli indicatori, eccezion fatta per il giro d’affari dell’eCommerce nelle Pmi (8,2% del totale), per quanto l’economia italiana potrebbe trarre vantaggio da un uso più diffuso del commercio elettronico”.
La copertura delle reti a banda larga (Nga) nel 2015 è passata dal 36% delle abitazioni al 44%, ma i progressi sono ancora troppo lenti (siamo al 27esimo posto nella Ue), ostacolando anche la sottoscrizione di abbonamenti a banda larga veloce, pari ad appena il 5,4% del totale, che è limitato al 53% delle famiglie. Siamo sempre più lontano dagli obiettivi dell’Agenda Digitale europea (copertura a 30 mbps del 100% della popolazione e del 50% della popolazione a 100 mbps entro il 2020). Certo, il tira e molla sul piano banda ultralarga non aiuta e il 2015 è stato un anno in cui invece di accelerare con la posa della fibra si è perso tempo prezioso.
Opposto il quadro della banda larga mobile, con il 75% di abbonamenti per 100 abitanti (al 10° posto nella Ue). Insomma, si compensa con gli smartphone.

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Digital skill, il 31% degli utenti online non ha le basi

Secondo il DESI, la ragione principale di questo ritardo nell’adozione della banda larga fissa risiede nella carenza di skill digitali nella popolazione, con il 31% degli utenti online che mancano di competenze digitali di base.
Pesa nel nostro paese la scarsa scolarizzazione: soltanto il 42% della popolazione ha un titolo di studi superiore a quello della scuola di secondo grado. Senza dimenticare l’alta percentuale di anziani.
La percentuale di specialisti Ict è pari ad appena il 2,5% della popolazione.
Ed è per questo che il 37% della popolazione non usa Internet con regolarità.

PA digitale, soltanto il 18% degli utenti restituisce moduli online

Una buona performance registra la disponibilità di servizi digitali della PA, superiori alla media europea e per il quali ci troviamo al 17esimo posto, ma la percentuale di utenti che restituisce online i moduli compilati è ferma al 18%, ed è questo secondo il DESI il vero tallone d’Achille della PA digitale.
“Soltanto nel 37% dei casi le informazioni già in possesso della Pubblica Amministrazione vengono riutilizzate per riempire i moduli precompilati degli utenti”, precisa il DESI, secondo cui le autorità del nostro paese potrebbero fare di più per migliorare la “usability” dei servizi online.
Detto questo, il rapporto dice anche che l’Italia, pur arrancando sotto la media Ue, rientra in un drappello di paesi che stanno tentando di risalire la china e chiudere il gap digitale (‘catching up’), insieme a Croazia, Spazia, Lettonia, Romania, Slovenia e Spagna.
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Uso di Internet, Italiani fanalino di coda della Ue

Per quanto riguarda l’uso di Internet, gli italiani sono il fanalino di coda nella Ue. C’è una resistenza atavica verso l’uso della Rete per effettuare transazioni, interagire con gli altri e leggere le news. Soltanto sul fronte della fruizione di contenuti video siamo in linea con la media Ue.

eCommerce in crescita

Per quanto riguarda l’integrazione del digitale nel mondo business, siamo al 20esimo posto. Le nostre aziende non stanno facendo grossi progressi nell’adozione di soluzioni di eBusiness, ma il canale eCommerce sta guadagnando terreno, con il giro d’affari derivante da questo canale sul totale passato dal 4,9% del 2014 all’8,2% del 2015.
 [Leggere
http://www.agendadigitale.eu/egov/1368_come-uscire-dagli-ultimi-posti-nella-classifica-digitale-europea.htm






 Il quadro europeo del DESI 2016
  • I progressi ci sono ma sono lenti: l’Unione europea nel suo complesso ha un punteggio di 0,52 su 1, un miglioramento rispetto allo 0,5 dell’anno scorso. Tutti i paesi dell’UE tranne la Svezia hanno migliorato il loro punteggio. Lo scrive la Commissione in un comunicato, precisando che
  • La Danimarca, i Paesi Bassi, la Svezia e la Finlandia rimangono in testa alla classifica del DESI.
  • I Paesi Bassi, l’Estonia, la Germania, Malta, l’Austria e il Portogallo sono i paesi che crescono più in fretta e stanno distanziando gli altri. La strada per arrivare in cima alla classifica mondiale è ancora lunga: per la prima volta la Commissione ha raffrontato l’UE con alcuni paesi in testa alla classifica della digitalizzazione (Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud). Il testo integrale della relazione su un nuovo indice delle performance digitali sarà disponibile a metà marzo 2016, ma i risultati preliminari indicano già che i paesi ai primi posti nella graduatoria dell’UE sono anche fra i più digitalizzati al mondo. Ma l’UE nel suo complesso ha ancora molta strada da fare prima di diventare un leader mondiale.
  • La connettività è migliorata ma rimane insufficiente a lungo termine: il 71% delle famiglie europee ha accesso alla banda larga ad alta velocità (almeno 30 Mbit/sec) rispetto al 62% dell’anno scorso. L’UE è sulla buona strada per realizzare la copertura totale entro il 2020. Il numero di abbonati alla banda larga mobile è in rapido aumento: da 64 abbonamenti per 100 abitanti nel 2014 ai 75 attuali. L’UE deve essere pronta a soddisfare la domanda futura e a realizzare la prossima generazione di reti di comunicazione (5G). Per questo motivo entro la fine dell’anno la Commissione presenterà una revisione delle norme UE in materia di telecomunicazioni, per affrontare le sfide tecnologiche e del mercato.
  • Migliorare le competenze digitali: nonostante sia lievemente aumentato nell’UE il numero di laureati in discipline scientifiche e tecnologiche e in matematica, quasi la metà degli europei (il 45%) non possiede competenze digitali di base (uso della posta elettronica, strumenti di editing o installazione di nuovi dispositivi). La Commissione affronterà la questione delle competenze digitali e della formazione entro la fine dell’anno nell’ambito dell’agenda europea per le competenze, che sarà varata prossimamente.
  • Il commercio elettronico, un’occasione mancata per le piccole imprese: il 65% degli internauti europei effettua acquisti online, ma solo il 16% delle PMI vende sulla rete e meno della metà di queste ultime (il 7,5%) lo fa anche oltre frontiera. Per affrontare questo problema, a dicembre la Commissione ha presentato proposte sui contratti digitali per tutelare meglio i consumatori che fanno acquisti online e aiutare le imprese a espandere le loro vendite sulla rete. La Commissione intende presentare a maggio un pacchetto legislativo per stimolare ulteriormente il commercio elettronico. Il pacchetto conterrà misure per risolvere la questione dei geoblocchi ingiustificati, rafforzare la trasparenza dei mercati delle spedizioni transfrontaliere e migliorare l’applicazione delle norme UE di tutela dei consumatori a livello transfrontaliero.
  • Più servizi pubblici online, ma sottoutilizzati:gli indicatori mostrano che le amministrazioni pubbliche forniscono una gamma più ampia di servizi online (consentendo ai cittadini di utilizzare Internet per dichiarare un nuovo indirizzo di residenza, la nascita di un bambino e altri eventi importanti). Tuttavia il numero di utenti che interagiscono online con le amministrazioni pubbliche rimane stazionario (32%).

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