menti in fuga - le voci parallele

menti in fuga - le voci parallele / menti critiche / @Giovanni_Dursi / Atomi reticolari delle "menti critiche", impegnati nella trasformazione sociale e "messa in questione del rapporto tra la forma capitalista (intesa come Gestalt, come forma della percezione) e la potenza produttiva concreta delle forze sociali, particolarmente la potenza dell’intelletto generale"
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giovedì 5 dicembre 2019

«Occāsŭs» di Diomira Gattafoni (Edizioni Tracce, Pescara, 2019)

Il termine occāsŭs vuol riferirsi, nel medesimo momento, al tramonto, al declino, alla rovina, all'occidente e all'occasione. Tutte le accezioni (… Niente di sorprendente accade a chi scrive. Si muore pensando alle parole, scrive, in LINGUE MORTE, con appassionato pragmatismo, l'autrice di «Occāsŭs», Edizioni Tracce, Pescara, 2019), non tanto e non solo per una perizia etimologica, sono dentro la silloge poetica di Diomira Gattafoni, opera d'esordio contraddistinta da un'evidente, fisiologica, originalità d'invenzione e di riflessione propria di versi che l'autrice dona, cercando manifestamente un contatto non banale con il lettore, cesellandoli in modo erudito.

I componimenti fanno i conti, alludendo al fotogramma aurorale della conseguita consapevole maturità di donna, con la scrittura smart e performante di aedi improvvisati. I testi di tal fatta socialmente egemoni, adatti all'attuale “mercato della bellezza” ed avvezzi al permanente happing pseudoculturale, sono messi in ombra, senza timore alcuno, dall'impegnativa tenzone che Diomira Gattafoni con «Occāsŭs» ingaggia vincendo su criteri di scrittura e lettura piegati alla volgarizzazione dell'arte poetica come luogo di elitaria, edonistica socializzazione e, fatto ancor più importante, convincendo il lettore.

Il paradosso d'una coraggiosa estraneità mai saccente che riverbera autenticità e purezza, in modo sublime, viene così espresso in ANNI LUCE: Sento di non appartenere al mio tempo, Sento che il mio tempo non esiste. Una menzogna intrappolata nell'etere, Una menzogna che non so definire ; le risonanze affettive e spirituali dell'essere nel mondo sono intenzionalmente ed apprezzabilmente consegnate all'estro creativo. Le immanenti “possibilità” della prosa poetica di Diomira Gattafoni, quindi, si dispiegano ridisegnando ed arricchendo la gamma di significati che raggiungono, per questa via, l'universalità del sentire, emancipandosi, in forma gradualmente esuberante, dalla robusta radice biografica.

I ventisei componimenti brevi, alcuni brevissimi, quasi sperimentali haiku, di Diomira Gattafoni, infatti, sono densi, non solo letterariamente, non inclinano affatto al compiacimento di invadenti committenti. Essi, non del tutto estranei alla tradizione post-crepuscolare (… Sempre amico imperfetto, Adesso aoristo disseminato di stelle cadenti …, scrive Gattafoni ne IL TEMPO, lirica d'apertura della raccolta oggetto della presentazione), si candidano, altresì, ad indicare una coraggiosa possibile fuoriuscita da un lungo processo di dissoluzione di forme artistico-letterarie dominanti in Italia.

L'opera cerca palesemente inediti sentieri verso universi linguistici efficacemente votati all'apertura di “senso” del dire e della narrazione poetica, ma – soprattutto – dell'esistenza (come l'autrice verga con enfasi nell'aforistica SIGIR: Amicizia, che grande parola, quella che unisce voi umani disumani. Terribile la vostra storia di ipocrisia e di sopraffazione. Non c'è azione innocua negli adulti che possa rispondere al solo Amore. Amore, Amore, Amore ch'a nullo amato amar… Perdona! Chi perdona?), in maniera anche spietata, morale, scuotendo lo spirito, lodevolmente, senza concessioni alla “maniera”. Scrive l'autrice in D’INCANTO: Vorrei fotografare d'incanto Ogni scorcio adombrato Della tua anima. Sospirare ogni tuo respiro Avvolta nel manto della tua presenza; null'altro che conoscenza e frequentazione degli “altri”, comprensione e confidenza indispensabili a ripudiare e contrastare l'inerte ripetizione di aridi antropologici luoghi comuni.

«Occāsŭs», tuttavia, non esaurisce il suo pregio nella ricerca prospettica d'una prosa poetica come indirizzo estetico nuovo; tutt'altro (citiamo nuovamente, esemplificando, da ANNI LUCE: “ … Sento di aver attraversato tutti i meandri del mio tempo. Quello rimasto abita nel vuoto cosmico. Dimmi che non ti sto cercando invano, mia amata Libertà ...).

L'autrice, usa il linguaggio alto, aulico (come in IMITATIO IMITATIONIS con i corroboranti, espliciti riferimenti a Diogene Laertio, Omero e Tommaso Campanella; come in AΔΙΆΦΟΡΑ, con l'esaltante verso di chiusa pregna di suggestione epica: ... La morte si profila ecosistema che funziona a decomporre gli alibi dell'amore; come in [N]EGO o in LIMES VITAE ed altre liriche contenute nella raccolta) non solo perché lo conosce perfettamente, ed è ermeneuticamente attrezzata, bensì per riconnettere le sensibilità del presente, devastato da sincopati neologismi e da prepotente colonialismo lessicale, alle autentiche radici greco-latine ed etrusche dell'VIII secolo a. C.; tali etimi scaturiscono dai vari antichi sermo plebeius trovando nell’insieme delle varietà un coagulo di convergenze idiomatiche tanto ancestrali quanto genuine in una lingua in grado di programmare il riscatto del “dire” e del “pensare” dal reiterato rischio dell'omologazione ideologica e dello stesso spazio intimo.

Uno degli oggettivi pregi dell'opera risiede proprio nella mirabile amalgama che i versi realizzano tra l'essenza immateriale (il pensiero; il riferimento emblematico è alla splendida TOTENTANZ: Leggevo di un tronco legato alla scure di un desiderio ghiacciato. Il sole lo strinse per il cuore di sughero condannandolo a bruciare. Il ghiaccio che avvampa si chiama amore. Danza solitario il gas nobile gonfio di nomi che sono stati vivi.) e la dimensione tangibile (visibile e sonora) delle parole scritte, come in SANGUE FREDDO (… Non c'è nessuno con cui poetare), in CATASTERISMO DELLA FINE (… Beviamo il giorno, ingoiamo la notte con un nome buttato al vento degli eventiAndiamo nell’ombra dove il sole può violentare dove le tenebre resistono inoffensive al vanto della luce che ci strugge perduti e vinti ...), in DIVINA PAX ( … L'aroma terso che attutisce la più cupa malinconia disarma la contesa ed annuncia la pace dei sensi. L'armonico gusto è l'inestimabile meta dal fulmineo approdo nel senso della pace: regno di satiro e di baccante dell'autentica natura).

«Occāsŭs» è l'opera che svela e trova Diomira Gattafoni pronta ad uscire dal cono d'ombra rappresentato dai non-sense costruiti di Antonio Porta, dal solido “realismo” descrittivo di Elio Pagliarani, dall'esuberante, infocata “narrativa poetica” di Edoardo Sanguineti, intrisa di sapori concettuali e sarcastici, per costituire una soluzione di continuità rispetto alla già corrosiva lirica crepuscolare che ha saputo rifiutare la poetica dannunziana, superomistica e mitizzante, preferendo cantare, in forme dimesse e colloquiali, la stanca condizione umana, o la chiusura nel proprio silenzio personale. Diomira Gattafoni, al contrario, non intende essere passiva rispetto al coriaceo potere della realtà, vuole agire - conscia e insoddisfatta - su di essa, sulla falsariga dell'incomparabile Ada Merini, a sua volta assimilabile allo stile letterario di Dino Campana, procedendo per accostamenti di immagini – riuscendo nell'ardua e gratificante saldatura di ῎Ερως, πάϑος, ἦθος e λόγος -, senza il sostegno di alcun stereotipato collegamento logico, rivelando, viceversa, ad una seconda necessaria lettura, un'identica “fantastica irruenza” saldata ad una genuina esigenza narrativa che l'accomuna senza dubbio alla poetessa milanese.

In LABIRINTO (Pensieri girovaghi si insinuano nell’antro di un uscio precluso. Prospera l’anima autodistruttiva, apice di ogni negazione: ricordo che non potevo volere … Spingevo più in là il destino di detenzione senza sollevare l'ostacolo dell'inibizione ...), la trentaduenne poetessa abruzzese condensa saggezza ed arte, il saper fare e il saper diventare, la ragione che allontana e il corpo che attira, in un guardarsi sincero dentro che diventa cifra dell'umano trascorrere e fonte genuina della sua ispirazione.

Il lettore resta attonito, rilegge avido e resta nell'entusiastica attesa di altri capitoli a venire (… questo occāsŭs è pien di voli ..., Carducci) in un tempo non lontano nel quale il sole di questa scrittura pare non debba tramontare.

Giovanni Dursi



Il testo qui pubblicato appare nel volume come postfazione




mercoledì 11 ottobre 2017

Cerchiamo ancora: Capitalismo e società all’inizio del XXI secolo

Cerchiamo ancora: capitalismo e società all’inizio del XXI secolo - Giovedì 19 ottobre l’incontro inaugurale del ciclo di seminari formativi organizzato dal CRS e curato da Alessandro Montebugnoli

Contenuti, ispirazione, propositi
Il capitalismo di oggi sullo sfondo del capitalismo di sempre, il capitalismo al tempo delle piattaforme digitali sullo sfondo del capitalismo ‘in quanto tale’; e poi la vita del sistema e quella della società, il funzionamento dei mercati e l’orizzonte normativo dello ‘sviluppo umano’. Ragioni sostanziali fanno sì che il quadro degli argomenti e degli interessi di ricerca difficilmente potrebbe essere più largo. Almeno in parte, però, l’ampiezza di un panorama può essere riscattata dalla specificazione del punto di vista o del layer – che si adotta. Meglio ancora, l’estensione di un territorio può essere compensata dalla comunicazione, prima di partire, del cammino che si pensa di percorrere.

Da sempre, il capitalismo ha impresso nella forma merce una verve espansiva che non prevede e non sopporta limiti; da sempre vi ha iscritto l’‘istruzione’ di plasmare quante più aree e quanti più aspetti sia possibile delle vite private e di quella collettiva. Alle soglie dell’età moderna, il mercato ne ha ricavato pretese di validità che in effetti, già nel concetto, configurano un’attitudine di tipo ‘imperialistico’. La messa a fuoco di quest’ultima – della sua natura, degli attori che ne sono interpreti, dei dispositivi grazie ai quali ha sempre dispiegato i suoi cospicui effetti – costituisce parte integrante delle finalità che il seminario intende perseguire.
Al tempo stesso, considerazioni del genere faranno da sfondo a un discorso più ravvicinato. Il grosso dell’attività seminariale sarà infatti dedicato alle pretese di egemonia della forma merce leggibili nell’evoluzione recente e nell’attuale configurazione del capitalismo: l’offensiva neoliberista nei confronti dei servizi pubblici, la colonizzazione mercantile dei mondi della vita quotidiana e della stessa ‘interiorità’, la manipolazione delle questioni legate ai planetary boundaries e altro ancora, compreso lo sfruttamento commerciale delle identità personali in più sensi associato al capitalismo delle piattaforme digitali. Dell’attitudine imperialistica del mercato, il seminario intende appunto documentare le principali manifestazioni che oggi la confermano, e alle quali, anche, appartengono le crisi che in questo inizio di Ventunesimo secolo, come tante altre volte nella storia del capitalismo, hanno fatto da contrappasso alla mancanza di misura delle sue pretese. Che la verve espansiva della forma merce sia insofferente d’ogni limite non significa infatti che non incontri ostacoli, né che sia sempre sicura dei propri mezzi e del proprio modo di procedere.
Così definito, l’argomento si presta bene a tenere insieme un approccio di tipo ‘analitico’ e uno di carattere ‘fenomenologico’.
In primo luogo, è chiaro che la dinamica della forma merce va descritta, ricostruita e spiegata come quel fatto sistemico che in effetti è. Per questo aspetto, il linguaggio del seminario sarà quello delle discipline pertinenti alla sua materia: in generale la teoria economica e la sociologia, aperte ai buoni venti della riflessione storica e condite con una certa dose di filosofia; ma anche discipline più ‘specifiche’, variamente chiamate in causa dalla suddetta operazione di documentazione.
D’altra parte, è pur vero che nella dinamica della forma merce avvertiamo che si tratta del modo in cui viviamo, con il suo inevitabile portato riflessivo – la “vecchia questione”, come dice Beck, del modo in cui vogliamo vivere. In questo senso, un argomento importante ‘per noi’, per il segno che ne ricavano le esperienze delle quali ci capita di essere partecipi, come tale suscettibile di essere affrontato in chiave comprendente. Così, l’impostazione del seminario prevede che vi abbiano diritto di cittadinanza anche le percezioni della realtà depositate nella soggettività dei presenti, ravvisando in esse la dignità di uno specifico modo di conoscere.
Come vogliamo vivere: la domanda fa sì che il discorso non possa non aprirsi a considerazioni intorno al ‘che fare’. Non tanto, o almeno non immediatamente, in chiave ‘propositiva’, quanto, innanzi tutto, in termini di orientamento dell’agire politico. Meglio ancora, nei termini di un orizzonte di senso che collochi il ‘che fare’ all’altezza delle attuali contingenze storiche.
Molti anni fa, su questa lunghezza d’onda, Claudio Napoleoni ebbe a sostenere l’idea che “si tratta di allargare nella massima misura possibile la differenza tra il capitalismo e la società”. Intuitivamente, fatta salva la necessità di dedicare alla ‘società’ un discorso non meno impegnativo di quello sul capitalismo, il collegamento con il tema della verve imperialistica iscritta nella forma merce non dovrebbe essere difficile da cogliere. Così, tra schiette ragioni di consenso e qualche (non trascurabile) distinguo, la parte del seminario più vicina alla politica farà perno sulla formula appena riferita – cercando di precisarne il contenuto ideale, di portarla a esisti più determinati e di mettere a fuoco, anche, il singolare mélange di radicalità e ragionevolezza che la contraddistingue.
Va da sé che il punto di vista che verte sull’imperialismo della forma merce non è l’unico possibile. Senza dubbio, la realtà del capitalismo si presta ad altre critiche, in certo modo, anche, più immediate: basti pensare agli insensati livelli di disuguaglianza raggiunti negli ultimi decenni, che in un certo senso si impongono da soli come argomento di studio e di denuncia. Nondimeno, quello selezionato sembra un punto di vista che non conviene disattendere, e anche abbastanza comprensivo. Prendiamo ancora, come esempio, il tema dell’eguaglianza: a parte la nota domanda di Sen, of what?, che in effetti si sposa bene con il mood del seminario, quest’ultimo comprende anche l’idea che gli attuali livelli di dispersione dei redditi non siano affatto privi di rapporto con le pretese di egemonia della forma merce, e che in effetti convenga partire da queste per arrivare a quelli, perché il percorso inverso non è altrettanto agevole. Cosa ancora più importante, la critica delle pretese di egemonia della forma merce non sembra affatto priva di rilievo dal punto di vista delle strategie da adottare per venire a capo dei problemi legati al binomio occupazione-redditi – che tanta parte hanno nel ‘che fare’ - Qui il PDF.

 L’articolazione tematica
Di seguito, i titoli dei 25 incontri in programma. L’ordine deve essere ritenuto indicativo, soggetto a variazioni. Cliccando sui nomi delle sezioni si accede a brevi illustrazioni degli argomenti che allo stato degli atti, fatto salvo quanto emergerà nel corso dei lavori, formano il percorso di ricerca che sarà proposto ai partecipanti. Il risvolto della brevità è una discreta densità, dovuta all’intenzione di consentire una presa di contatto abbastanza ravvicinata con le tesi dalle quali, di volta in volta, il seminario prenderà le mosse. Nello stesso spirito, questo link consente di accedere testo della relazione introduttiva che sarà presentata in occasione del primo incontro.
Centro per la riforma dello Stato

1. Cerchiamo ancora
Percorso 1
La visione del capitalismo
2. La figura del processo di accumulazione
3. Innovazioni radicali e profitti straordinari
4. Le “alte vette” della finanza
Le categorie del sociale
5. Il nesso di individualizierung e socializierung
6. La pluralità delle forme di riconoscimento
7. La rosa delle forme nella croce della vita materiale
La forma del problema
8. La differenza di società e capitalismo
9. I capitalisti in un’economia non capitalistica
10. Eticità e politica
Percorso 2
Problemi di storia recente
11. Dalla Golden Age alla Global Turbolence
12. La New Economy
13. Le crisi del 2001 e del 2008
Spazi di crescita e vincoli di ragionevolezza
14. Il paradigma digitale
15. La Green Economy
16. I servizi sanitari
17. Il “capitalismo culturale”
18. Il terziario povero
Cittadinanza, occupazione e reddito
19. Dagli Internal ai Transitional Labour Markets
20. Il contributo del settore pubblico
21. Il reddito e il lavoro nell’arco della vita
A scala globale
22. Le proiezioni geografiche del capitalismo
23. La fine del secolo americano
24. Dove va la Cina?
25. Problemi di ordine monetario internazionale

Docenti
La conduzione del seminario è affidata ad Alessandro Montebugnoli; sono previsti interventi di Cristiano Antonelli, Vincenzo Artale, Laura Bazzicalupo, Salvatore Biasco, Michela Cerimele, Giorgio Cesarale, Giulio De Petra, Alisa Del Re, Lelio Demichelis, Tristana Dini, Nerina Dirindin, Ida Dominijanni, Roberto Finelli, Elena Granaglia, Cristina Morini, Giorgio Rodano.

Per partecipare
L’iniziativa è rivolta a giovani studiose/i di economia, sociologia, scienze politiche, storia e filosofia, o comunque interessate/i ai temi illustrati nelle schede.
Gli incontri si terranno con cadenza settimanale, il giovedì dalle 17.00 alle 20.30.
Il seminario inaugurale si terrà giovedì 19 ottobre, alle ore 17, nella sala conferenze di via della Dogana Vecchia 5.
Sono chiuse le iscrizioni per il cui perfezionamento è possibile effettuare il pagamento della quota di euro 100 tramite bonifico da destinarsi entro il 23 ottobre a:
CENTRO PER LA RIFORMA DELLO STATO ONLUS
Banca di Credito Cooperativo – Agenzia di Roma 21
IBAN: IT96A0832703221000000002925
In alternativa è inoltre possibile effettuare il pagamento direttamente in contanti in occasione del primo incontro previsto per giovedì 19 ottobre.
Coloro che avranno seguito con continuità l’attività seminariale riceveranno un attestato di frequenza e potranno partecipare alla realizzazione di un volume collettivo, dedicato alla documentazione delle idee che avranno avuto modo di sedimentarsi nel corso degli incontri.

sabato 6 maggio 2017

EMERGENZE E RESILIENZA NELLA SOCIETÀ CHE CAMBIA

Il convegno “EMERGENZE E RESILIENZA NELLA SOCIETÀ CHE CAMBIA” è promosso dall’Associazione P.E.A. (Psicologi Emergenza Abruzzo) e dal Centro Culturale SPAZIOPIÙ, realtà entrambe motivate a sviluppare una visione integrata basata sui fattori di protezione e valorizzazione della persona e della comunità. A seguito di esperienze maturate sul campo è nata l’esigenza di un confronto pubblico sul tema della RESILIENZA. Per resilienza – concetto affermatosi sempre più nell’ambito delle scienze psicologiche e sociali – si intende la capacità individuale di affrontare/superare le difficoltà e, in senso più ampio e variabile, la capacità di coping e di un buon adattamento della comunità nonostante l’esposizione a fattori di rischio, stress, traumi. Finalità della giornata sarà, quindi, quella di introdurre il concetto di COMUNITÀ  RESILIENTE, per evidenziare le possibili reazioni positive delle singole persone e dei gruppi agli eventi critici: secondo quest’ottica le comunità sono competenti e capaci di catalizzare le risorse necessarie per reagire agli eventi stressanti

FINALITA’
Il convegno vuole promuovere un confronto/condivisione tra le figure professionali coinvolte nel processo di prevenzione e superamento degli eventi critici, dal punto di vista sia individuale sia collettivo e nell’ambito del contesto pubblico e privato. Il concetto di resilienza di comunità muove, infatti, dalla scelta di lavorare in rete nella medesima direzione: quella dello stimolare le potenzialità creative del sistema sociale in risposta alle avversità, per raggiungere un nuovo equilibrio qualitativamente migliore rispetto all’originario

OBIETTIVI
  • Approfondire i concetti di resilienza e comunità resiliente
  • Conoscere l’identità lavorativa e le esperienze delle diverse figure che operano nel processo della prevenzione e della gestione dell’emergenza
  • Realizzare un confronto produttivo tra i know how degli operatori del sistema pubblico e privato
  • Contribuire a creare un clima di collaborazione, fiducia, flessibilità ed integrazione in un sistema di prevenzione competente ed efficace
  • Valorizzare la formazione come requisito di eccellenza

DESTINATARI
Per rispondere a possibili circostanze critiche è importante la preparazione non solo degli operatori dell’emergenza ma anche delle persone che compongono una comunità. Diventa, pertanto, essenziale il coinvolgimento non solo gli addetti ai lavori ma anche dei cittadini, nella convinzione che le singole persone e le comunità siano protagonisti attivi della promozione di comportamenti e reazioni pro-attive in un’ottica di resilienza e di empowerment di comunità

PROGRAMMA

Ore 9:30: Saluti delle Autorità
Dott. Tancredi Di Iullo, Presidente Ordine Psicologi Abruzzo
Dott. Mario Mazzocca, Assessore Regionale Protezione Civile
Dott. Antonio Blasioli, Vicesindaco con delega alla Protezione Civile – Comune di Pescara
Ore 9:40: “La protezione civile: cultura della prevenzione e adattamento al cambiamento climatico”  Dott. Mario Mazzocca Assessore Regionale Protezione Civile
Ore 10:00: Apertura lavori
“Rinascere nel cambiamento: una visione d’insieme per integrare le competenze”  Dott.ssa Federica Angelone, Direttivo SpazioPiù, socio Pea, Psicologa Psicoterapeuta Bioenergetica, Counselor; Dott.ssa Monica Isabella Ventura, Presidente Pea, socio SpazioPiù, Psicologa Psicoterapueta Bioenergetica, Esperta in Disaster Management
Ore 10:20: “Psicobiologia: resilienza e coscienza”  Dr.ssa Anna Rita Iannetti, Medico di Prevenzione Ausl Pescara, Esperto in Psicobiologia, Master in PNEI, Master in Medicina Biointegrata, Master in Ottimizzazione NeuroPsicoFisica e CRM Terapia
Ore 10:40: “Il Dispatch: dal dramma alla risposta” – Dr. Adamo Mancinelli,  Medico 118 Chieti, Responsabile Maxiemergenze Asl Chieti
11:00 – 11:15: Pausa caffè
Ore 11:15: La strada ed i rischi correlati. La resilienza negli operatori di Polizia Locale”  Dott.ssa Nicoletta Romanelli, Psicologa, Criminologa, CTU Tribunale di Sulmona, Consulente Polizia Locale, Socio Pea
Ore 11:35: Sostegno tra pari: aumentare la resilienza organizzativa e del singolo”  Dott. Berardino Beccia, D.G.S. Vice Dirigente Corpo Nazionale Vigili del Fuoco L’Aquila, Laurea triennale Psicologia, Master in Counseling dell’ Emergenza, Referente Nazionale per il Supporto Pari a Rigopiano
Ore 11:55: Più forze, un’unica direzione” – Stefano Nieddu, Scrittore e Formatore
Ore 12.15: Resilienza e Security” – Rosario Bonomo, Esperto in Security Consultant
Ore 12:35: Resilienza vs Happiness” – Alessandro Rasetta, PhD, Sociologo, Giornalista pubblicista, Innovation Manager, Corporate Happiness Consultant, Liaison Officier for PhD in Business and Behavioral Sciences at University G. D’Annunzio, CH-PE
Ore 12:55- 13:30: Discussione
Ore 13:30-14:30: Pausa Pranzo
Ore 14:30: “L’assistente sociale come esempio di rete e assistenza alla persona”  Dott.ssa Francesca Ficorilli, Assistente Sociale Coop. Sociale Horizon Service, Sulmona (AQ) 
Ore 14:50: “Nekyia: la rinuncia alla paura e la scelta di se stessi. Esperienze di resilienza  Dott.ssa Federica Angelone, Direttivo SpazioPiù, Socio Pea, Psicologa Psicoterapeuta Bioenergetica, Counselor
Ore 15:10: Sostenersi nel gruppo, navigare in emergenza”  Dott.ssa Monica Isabella Ventura, Presidente Pea, socio SpazioPiù, Psicologa Psicoterapueta Bioenergetica, Esperta in Disaster Management
Ore 15:30:  “Gruppo e Resilienza … Istruzioni per l’uso!”  Dott. Sebastiano Carticiano, Consigliere Pea, Psicologo, Psicologo Formatore Esperto in emergenza e formazione dei gruppi, Psicologo dello Sport
Ore 16:15: Equilibrio emozionale per i soccorritori attraverso la pratica della coerenza cardiaca”  Dr.ssa Silvia Di Luzio, Medico Chirurgo, Cardialoga Ausl Pescara, Formatrice, Mbit Coach
Ore 17:00: Dalla vulnerabilità alla Resilienza: il ruolo dei processi informativi, formativi e comunicativi in ambito organizzativo e sociale”  Dott. Luigi De Luca, Direttore del Centro di Formazione nazionale dei Vigili del Fuoco di Catania. Sociologo e Counselor, esperto nella relazione d’aiuto. Master in Psicologia dell’emergenza e Psicotraumatologia
Ore 17:20-18:00: Dibattito
Ore 18.00: Chiusura dei Lavori
spaziopiù

mercoledì 26 aprile 2017

Classifiche sulla libertà di stampa

World Press Freedom Index
The 2017 World Press Freedom Index compiled by Reporters Without Borders (RSF) reflects a world in which attacks on the media have become commonplace and strongmen are on the rise. We have reached the age of post-truth, propaganda, and suppression of freedoms – especially in democracies.
L’organizzazione non governativa Reporter Senza Frontiere (RSF) ha pubblicato il “World Press Freedom Index” del 2017, la classifica annuale che sostiene di ordinare i paesi del mondo sulla base di quanto è libera la loro stampa. L’Italia quest’anno è al 52° posto su 180, recuperando 25 posti rispetto al 2016 (quando era al 77° posto). Ai primi posti ci sono Norvegia, Svezia, Finlandia (che ha ceduto il primo posto, che deteneva da sei anni, a causa di «pressioni politiche e conflitti d’interesse»). L’ultima nazione in classifica è la Corea del Nord, preceduta da Turkmenistan ed Eritrea (la Turchia è al 155° posto). Davanti all’Italia ci sono paesi che difficilmente si possono definire campioni di democrazia: per esempio al 42° posto, nella stessa posizione del 2016, c’è il Burkina Faso, un paese che non ha grandi organizzazioni editoriali e dove negli ultimi anni si sono succeduti colpi di stato, attacchi di al Qaida e dove l’anno scorso si sono tenute le prime elezioni democratiche in 27 anni (il Burkina Faso ha incredibilmente ottenuto posizioni in classifica superiori all’Italia anche quando era una dittatura).
La metodologia utilizzata da RSF per stilare la classifica segue alcuni criteri qualitativi e altri quantitativi. RSF distribuisce un questionario tradotto in 20 lingue ai suoi partner in tutto il mondo: sono associazioni, gruppi e singoli giornalisti, scelti a discrezione di RSF. La lista dei partner non viene diffusa (per proteggerli, dice RSF). Questi partner rispondono alle 87 domande raggruppate in sette argomenti assegnando un punteggio. Gli argomenti sono: pluralismo, indipendenza dei media, contesto e autocensura, legislatura, trasparenza, infrastrutture e abusi. I vari punteggi vengono “pesati” diversamente con una complicata formula matematica con la quale, in base ai primi sei argomenti, si ottiene un primo punteggio, il cosiddetto “ScoA”.
Il secondo punteggio viene elaborato tenendo conto del numero di giornalisti uccisi nel paese, di quelli arrestati, di quelli minacciati e di quelli licenziati. Anche questi valori vengono pesati in maniera differente: un giornalista ucciso conta più di un giornalista arrestato, per esempio. Il risultato di questa formula viene a sua volta inserito in un’altra formula insieme allo “ScoA”. Dati quantitativi su violenze e minacce sommati allo “ScoA” producono il secondo punteggio, lo “ScoB”. Nello “ScoB” l’analisi quantitativa sugli abusi pesa per il 20 per cento, mentre il resto del punteggio deriva dallo “ScoA”. Nella classifica finale, RSF utilizza il dato più alto tra “ScoA” e “ScoB”. La mappa viene infine colorata in base ai punteggi ricevuti: da 0 a 15 punti “buono” (colore giallo chiaro), da 15,01 a 25 punti “abbastanza buono” (colore giallo), da 25,01 a 35 punti “problematico” (colore arancione, l’Italia sta qui), da 35,01 a 55 punti: “grave” (colore rosso), da 55,01 a 100 punti “molto grave” (colore nero).
È un metodo molto complesso, che RSF ha raffinato nel corso degli anni – un grosso cambiamento di metodologia è avvenuto nel 2013 – e che è stato discusso e criticato su diverse riviste specializzate. La cosa più importante da capire è che si basa in gran parte sulle opinioni soggettive di enti e persone scelte da RSF, e questo ha causato negli anni diverse critiche. RSF è stata accusata di avere tra i suoi partner personaggi legati all’opposizione cubana e venezuelana, per esempio, che quindi nel valutare i loro paesi potrebbero non essere stati completamente obiettivi; cose simili possono essere successe anche in altri paesi. Gran parte del punteggio – almeno l’80 per cento – deriva dalle valutazioni dei partner di RSF ed è quindi influenzato dalla loro sensibilità personale e dal loro contesto: un “4” assegnato in Italia, insomma, non ha necessariamente lo stesso valore di un “4” assegnato in Burkina Faso.
Di certo la metodologia rischia di portare a risultati bizzarri o difficilmente spiegabili. Tra il 2013 e il 2014 per esempio, l’Italia aveva perso 24 posizioni in un solo anno, scendendo dal 49° al 73° posto. Tra le ragioni fornite da RSF per questo calo c’era stato un aumento delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti, con «un grande incremento di attacchi alle loro proprietà, specie le automobili». Erano aumentate anche le cause di diffamazione che RSF giudicava infondate, passate da 84 nel 2013 a 129 nei primi dieci mesi del 2014. Per il 2015, l’anno a cui si riferiva il rapporto dello scorso anno, RSF non era scesa altrettanto nei dettagli per spiegare un’ulteriore perdita di quattro posti in classifica, ma segnalava comunque altre motivazioni: il numero di giornalisti sotto protezione della polizia (tra i 30 e i 50, ma il rapporto lo diceva citando Repubblica) e il processo in cui erano coinvolti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, giornalisti autori di due libri sugli scandali nella Chiesa cattolica. Il processo di Nuzzi e Fittipaldi aveva influito negativamente sul punteggio italiano anche se, di fatto, avveniva in uno stato che non era l’Italia bensì il Vaticano. Nuzzi e Fittipaldi sono stati poi assolti.
Nel rapporto appena uscito, Reporter Senza Frontiere scrive che comunque l’Italia si trova al 52° posto perché sei giornalisti sono ancora sotto protezione avendo ricevuto minacce di morte soprattutto da parte della mafia o di gruppi fondamentalisti e perché il livello di violenza contro i giornalisti (intimidazioni verbali, fisiche e minacce) è allarmante, soprattutto a causa di «politici che non esitano a colpire pubblicamente i giornalisti che non amano». Il rapporto cita esplicitamente Beppe Grillo e il Movimento Cinque Stelle tra gli autori di queste minacce. Si dice poi che i giornalisti si sentono in generale sotto pressione da parte dei politici, che sempre di più scelgono di censurarsi e che nel sud del paese si devono confrontare con gruppi mafiosi e bande criminali locali. Infine, si parla del disegno di legge presentato dalla senatrice Doris Lo Moro del PD sul contrasto alle intimidazioni agli amministratori locali, licenziato nel giugno del 2016 dalla commissione Giustizia del Senato. La proposta è stata approvata al Senato e dal 17 aprile scorso è in corso di esame alla commissione Giustizia della Camera: l’articolo 3 dice che «Le pene stabilite per i delitti previsti dagli articoli 582, 595, 610, 612 e 635 sono aumentate da un terzo alla metà se il fatto è commesso ai danni di un componente di un Corpo politico, amministrativo o giudiziario a causa dell’adempimento del mandato, delle funzioni o del servizio». In sostanza, dice RSF, esiste il rischio di un aumento della pena per un giornalista che diffama a scopo ritorsivo (da dimostrare in tribunale) un politico o un magistrato. Il disegno di legge non è stato però ancora approvato definitivamente.
Fonte:
ilPOST

 

Salone internazionale del libro - 2017 - Torino

 

IL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO

L'appuntamento con il Salone Internazionale del Libro di Torino si rinnova ogni anno a maggio nei quattro padiglioni di Lingotto Fiere. Un capolavoro di architettura industriale, il comprensorio del celebre stabilimento Fiat con la rampa elicoidale e la pista sul tetto. Disegnato fra il 1915 e il 1922 e ammirato da Le Corbusier, dal 1985 il complesso è stato trasformato da Renzo Piano in centro espositivo, congressuale e commerciale.
Il Salone è promosso dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura presieduta da Mario Montalcini. Direttore Editoriale dal 1998 al 2016 è stato Ernesto Ferrero. Dal 14 ottobre 2016 è Nicola Lagioia.
Dai 100.000 passaggi dichiarati e 553 espositori della prima edizione nel 1988, il Salone è cresciuto fino ai 127.596 visitatori e i 1.000 espositori attuali.
Una forza fondata su quattro diverse identità in equilibrio fra loro. Il Salone di Torino è al tempo stesso la più grande libreria italiana del mondo, un prestigioso festival culturale, un essenziale punto di riferimento internazionale per gli operatori professionali del libro e un importante progetto educational dedicato alla promozione del libro e della lettura presso i giovani lettori.
Tutti elementi che, da sempre, gli permettono di affrontare con entusiasmo qualunque sfida all'insegna dell'innovazione e del cambiamento.

sabato 22 aprile 2017

Fiera dell'editoria italiana - 19 / 23 Aprile 2017

TEMPO DI LIBRI
Festa, orgoglio,"traguardo raggiunto" per 'Tempo di libri', la Fiera dell'editoria italiana che si è inaugurata alla presenza del ministro Dario Franceschini. Una prima edizione che sfodera un programma gigantesco realizzato in sette mesi, in cui c'è la voglia di "condividere", "lavorare insieme", "fare sistema", di non pensare più alle polemiche con Torino e al suo Salone che si inaugurerà il 18 maggio.
"E' una fiera bella, dinamica ed è parte di una sfida complessiva che il sistema Paese deve vincere: aumentare il numero dei lettori" ha detto il ministro Franceschini. E ai cronisti che gli chiedevano "lei era per un unico Salone?" ha risposto: "adesso vediamo Milano, in maggio Torino. Continuo a pensare che sia possibile una forma di collaborazione integrata ma lo vedremo dopo aver visitato i due Saloni. Non è una competizione". Anche il presidente di Aie, Federico Motta si è augurato di poter "continuare un percorso comune" dopo aver detto "un grazie personale a Dario Franceschini perché, al di là dei confronti stimolanti di questi mesi, possiamo interloquire con un ministro che ha a cuore il destino della cultura di questo Paese". L'Aie, ha aggiunto Motta, "è la casa di tutti gli editori italiani.
Finite le polemiche c'è però un clima di attesa e sospensione su quello che accadrà dopo lo sdoppiamento del Salone del Libro. Il rapporto con Torino "è molto buono e credo che anche loro faranno un buon lavoro quest'anno, poi più avanti si vedrà" ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. E il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni ha sottolinea che "non c'è divisione tra Milano e Torino ma al contrario credo ci sia una sana competizione".
Che si debba aspettare lo fa capire però chiaramente da Torino la sindaca Chiara Appendino che domenica sarà in visita a 'Tempo di Libri' insieme al presidente della Fondazione per il Libro Massimo Bray. "Per ora stiamo lavorando per fare un gran Salone del Libro e non abbiamo ancora ragionato su eventuali sinergie future" spiega la Appendino e aggiunge: "Le valutazioni si fanno alla fine. Con il sindaco Sala ci sono sempre stati ottimi rapporti, poi loro fanno il loro salone noi il nostro su cui sono concentrati i nostri sforzi".
Nel giro tra gli stand, su una superficie di 37 mila metri quadri, con 552 espositori e 2000 ospiti, la Fiera si presenta molto bella, meno dispersiva e più compatta, ariosa e dai colori più riposanti rispetto a quella di Torino. Ma al primo giorno non c'è molto frastuono tra i padiglioni. Poche le scolaresche e il pubblico ma all'inaugurazione è sempre un po' così. Il vero test sarà il week end anche se c'è il ponte del 25 aprile.
Il ministro Franceschini si ferma agli stand dei grandi gruppi, Gems, Mondadori, Einaudi, Rizzoli, saluta Elisabetta Sgarbi a quello de La nave di Teseo, è incuriosito dalla biblioteca digitale Future Library e anche alle Edizioni San Paolo e all'editrice Vaticana. Si sofferma a guardare alcuni libri, gli viene regalato 'Siamo in un libro. Reginald e Tina' (Il Castoro) di Mo Willems e annuncia anche l'uscita del suo romanzo 'Daccapo', domani per Gallimard, pubblicato in Italia nel 2011 per Bompiani. "So quanta emozione c'è qua. Quando nasce un libro è un figlio".
A Tempo di libri ci saranno 600 ospiti donne e "in questo senso la fiera rappresenta un'eccezione" ha spiegato la presidente della Fabbrica del libro, che organizza la Fiera, Renata Gorgani. "Nelle fiere del libro di solito le donne sono il 10%" ha aggiunto spiegando che tra le novità della fiera c'è "il fatto che non ci saranno tante presentazioni di libri, ma incontri con autori, giornalisti, professionisti, scienziati, esperti. Ci saranno autori che parlano di altri autori e i piccoli editori sono l'80 per cento delle presenze".
E il presidente di Fiera Milano, Roberto Rettani, lancia l'internazionalizzazione: "'Tempo di Libri' sarà sempre più votata all'internazionalità" dice. "Abbiamo fatto qualcosa di eccezionale contando solo su di noi e sulle nostre idee. Questo è solo l'inizio" ha concluso Motta.
E Franceschini ha lanciato l'idea di un sostegno pubblico al settore dei libri. "Se il libro è importante per la crescita culturale del Paese, perché lo Stato aiuta il cinema, lo spettacolo dal vivo e non le case editrici?. Pensiamoci". L'obiettivo è sempre "creare più lettori".
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I am not your negro

Giovedì 27 aprile, alle ore 20:30, la Casa internazionale delle donne ospita la proiezione del documentario di Raoul Peck (2016). Presentano Igiaba Scego e Italiani senza cittadinanza.

Giovedì 27 Aprile 2017 ore 20.30
Sala Carla Lonzi, Casa internazionale delle donne
(secondo piano), via della Lungara 19, Roma
Proiezione del documentario 
I am not your negro
Di Raoul Peck (2016)

Presentano  

Igiaba Scego

  # Italiani senza cittadinanza

I Am Not Your Negro tocca le vite e gli assassinii di Malcom X, Martin Luther King Jr. e Medgar Evers per fare chiarezza su come l’immagine dei Neri in America venga oggi costruita e rafforzata.
Medgar Evers, morto il 12 giugno 1963. Malcolm X, morto il 21 febbraio 1965. Martin Luther King Jr., morto il 4 aprile 1968.
Nel corso di 5 anni questi tre uomini sono stati assassinati. Uomini importanti per la storia degli Stati Uniti d’America e non solo. Questi uomini erano neri, ma non è il colore della loro pelle ad averli accomunati. Hanno combattuto in ambiti differenti e in modo diverso, ma tutti alla fine sono stati considerati pericolosi perché hanno portato alla luce la questione razziale. James Baldwin si è innamorato di queste persone e ha voluto mostrare i collegamenti e le similitudini tra questi individui scrivendo di loro. E lo ha fatto attraverso lo scritto incompiuto Remember This House.


Storie di donne nell’Islam


Storie di donne nell’Islam

Sabato 22 Aprile 2017, alle ore 18, all’UDI proiezione del documentario “Vestita di nero” di Josep Morell. A seguire interventi di giornaliste ed esperte di Afghanistan.

domenica 26 marzo 2017

Bill Viola. Rinascimento elettronico

Organizzata da: Fondazione Palazzo Strozzi in collaborazione con Bill Viola Studio
A cura di: Arturo Galansino e Kira Perov
Dal 10 marzo al 23 luglio 2017 la Fondazione Palazzo Strozzi presenta al pubblico Bill Viola. Rinascimento elettronico, una grande mostra che celebra il maestro indiscusso della videoarte contemporanea.
In un percorso espositivo unitario tra Piano Nobile e Strozzina la mostra ripercorre – attraverso straordinarie esperienze di immersione tra spazio, immagine e suono – la carriera di questo artista, dalle prime sperimentazioni degli anni settanta fino alle grandi installazioni successive al Duemila.

Esplorando spiritualità, esperienza e percezione Viola indaga l’umanità: persone, corpi, volti sono i protagonisti delle sue opere, caratterizzate da uno stile poetico e fortemente simbolico in cui l’uomo è chiamato a interagire con forze ed energie della natura come l’acqua e il fuoco, la luce e il buio, il ciclo della vita e quello della rinascita.
Nella cornice rinascimentale di Palazzo Strozzi si crea soprattutto uno straordinario dialogo tra antico e contemporaneo attraverso un inedito confronto diretto delle opere di Viola con quei capolavori di grandi maestri del passato che sono stati per lui fonte di ispirazione e ne hanno segnato l’evoluzione del linguaggio.
Si celebra così la speciale relazione tra Bill Viola e Firenze. È qui infatti che l’artista ha iniziato la sua carriera nel campo della videoarte quando, tra il 1974 e il ’76, è stato direttore tecnico di art/tapes/22, centro di produzione e documentazione del video. Il rapporto di Viola con la storia e l’arte viene inoltre esaltato attraverso importanti collaborazioni con musei e istituzioni quali il Grande Museo del Duomo, le Gallerie degli Uffizi e il Museo di Santa Maria Novella a Firenze, ma anche con le città di Empoli e Arezzo.



Con il patrocinio di
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
United States Mission to Italy

Con il sostegno di
Comune di Firenze
Camera di Commercio di Firenze
Associazione Partners Palazzo Strozzi
Regione Toscana

Con il contributo di
Fondazione CR Firenze

Main Sponsor
Banca CR Firenze / Intesa Sanpaolo

Con la collaborazione di
Fondation Etrillard