menti in fuga - le voci parallele

menti in fuga - le voci parallele / menti critiche / @Giovanni_Dursi / Atomi reticolari delle "menti critiche", impegnati nella trasformazione sociale e "messa in questione del rapporto tra la forma capitalista (intesa come Gestalt, come forma della percezione) e la potenza produttiva concreta delle forze sociali, particolarmente la potenza dell’intelletto generale"

sabato 18 giugno 2016

“Across Chinese Cities”, tra Marco Polo e Calvino


È un ponte tutto di pietra largo otto passi e lungo duemila che è la larghezza del fiume stesso. Porta ai due lati per tutta la loro lunghezza colonne di marmo che sostengono il tetto del ponte: e il ponte è coperto da un tetto di legno tutto istoriato e dipinto riccamente. Ci sono su questo ponte da una parte e dall’altra molti casottini di legno dove si vendono mercanzie e prodotti vari, ma non sono stabili: si montano la mattina e si smontano la sera. E qui si fa il commercio per il Gran Signore e vi sono quelli che riscuotono la sua rendita cioè il diritto che egli ha sulle mercanzie che si vendono sul ponte. E sappiate che il diritto del ponte si può calcolare in un valore minimo intorno ai mille bisanti d’oro per giorno.
Marco Polo, Il Milione cap. CXV, 1298 (scritto in italiano da Maria Bellonci, 1982)

Marco Polo insegna, sempre. La sua descrizione del Ponte Anshun (letteralmente ‘Pacifico e fluente’) a Chengdu potrebbe aver ispirato la costruzione, nella prima metà del XV secolo, di due file di negozi sul Ponte di Rialto - lungo solo 48 metri, ma per secoli cuore nevralgico dei commerci - all’epoca nella versione in legno strutturale risalente al 1250 circa. Quel che è certo è che i proventi derivanti dall’affitto dei negozi venivano riscossi dalla Tesoreria di Stato della Repubblica Serenissima di Venezia con modalità simili a quelle attuate dal Gran Kan a “Sindufu”, come Polo denomina la città capoluogo della provincia Sichuan.
A oltre sette secoli dal viaggio che il mercante e ambasciatore veneziano descrisse nel Milione - la prima vera enciclopedia geografica - la Cina torna da grande protagonista a Venezia, in occasione di Biennale Architettura 2016, e non solo per la mostra "Daily Design Daily Tao" curata da Liang Jingyu che trova spazio nel Padiglione governativo all’Arsenale: nella sede IUAV di Ca’ Tron, sul Canal Grande, c’è l'Evento collaterale "Across Chinese Cities - China House Vision". Entrambe le esposizioni sono state inaugurate dal viceministro della Cultura Yang Zhijin, arrivato a Venezia per ribadire “gli stretti legami con questa città piena di poesia, modello di integrazione tra civiltà antica e moderna, come un luogo sacro del tardo Rinascimento”. A fare gli onori di casa, la veneziana Laura Fincato - cittadina onoraria di Suzhou, ha ricevuto il Cultural Exchange Contribution Award del Ministero della Cultura Cinese conferito dalla Vicepremier Liu Yandong - la quale ha sottolineato che “grazie anche al lavoro di Zheng Hao, vicedirettore del ministero della Cultura, negli ultimi quattro anni 80 delegazioni di importanti città sono venute a Venezia per mantenere e rafforzare i rapporti di amicizia. Desideriamo tutti, come veneziani, come italiani, che queste relazioni diventino sempre più profonde e importanti”. Principi ribaditi anche da Massimiliano De Martin, assessore comunale all’Urbanistica, che ha sottolineato come "Marco Polo non costruì solo la via della seta: ridusse le distanze tra culture e popoli. Ora siamo qui per parlare di contemporaneità". Parole pronunciate alla presenza di media cinesi nella Sala Giunta grande di Ca’ Farsetti, dove sono state ricevute le delegazioni di “Across Chinese Cities” e di Chengdu (città ospite 2016), che vanta 4.500 anni di storia ed è riconosciuta dall’Unesco sia per il suo patrimonio culturale che per quello naturale: è il regno dei panda. Chengdu ha 13 milioni di abitanti, ma sono 17 milioni nell’area: è la quarta città della Cina per popolazione, turismo ed economia. “Ci auguriamo che questo incontro segni l'inizio di relazioni per scambi nei settori istruzione, cultura, cibo" hanno risposto Bo Luo, vicesindaco esecutivo di Chengdu, e Houlei Duan, direttore generale dell’Information Bureau della provincia di Sichuan.
“Across Chinese Cities” è parte dell’omonimo programma internazionale organizzato e promosso dalla Beijing Design Week (BJDW) guidata da Vittorio Sun Qun, che si prefigge di generare ricerca e contenuti inediti relativi al produrre, pensare e vivere la ‘condizione urbana’ della Cina contemporanea, e così offrire accesso al sapere pratico e teoretico che scaturisce dall’incontro delle sue incessanti sfide ed ambizioni.
Curata da Beatrice Leanza (BJDW) e da Michele Brunello (DONTSTOP Architettura), la mostra costituisce una iterazione dal progetto “House Vision”, piattaforma Panasiatica di ricerca e sviluppo pluridisciplinare lanciata e co-curata dai designer Kenya Hara (direttore creativo del brand Muji) e Sadao Tsuchiya in Giappone dal 2013. “House Vision” è una esplorazione in ‘futuribilità applicata’ nel campo dell’abitare domestico, esercitato da team formati da progettisti nell’architettura e industrie leader di vari settori, accoppiate al fine di realizzare nuove visioni di ‘casa e forme dell’abitare’ che rispondano a complessità urbane esistenti, trasformazioni degli stili di vita e necessità umane. Una riflessione sulla condizione abitativa del futuro, soprattutto in Asia: dopo il lancio di House Vision China a Milano in occasione di Expo 2015, quest’anno a Venezia vengono mostrati i primi risultati delle ricerche svolte da 12 studi di architettura dislocati in tutta la Cina.
"L’allestimento di 'Across Chinese Cities - China House Vision' disegna uno spazio domestico e pubblico, lanciando la sfida di cambiare le città a partire dalla liberazione dei desideri individuali che si proiettano sulla casa, al di fuori di ogni omologazione - spiega Brunello -. Quello che oggi costituisce la differenza sociale, e cioè la personalizzazione della propria casa secondo i propri desideri, concessa spesso solo ai più abbienti, in futuro potrebbe diventare accessibile a tutti ed elemento costitutivo del progetto residenziale adatto a tutte le possibilità economiche, a tutte le scale e a tutte le latitudini. L’obiettivo, oggi come ieri, rimane ridurre le differenze; la novità è che oggi si può provare a farlo moltiplicando le differenze".
Entrando a Ca’ Tron si incontrano prima di tutto gli spazi riservati a Chengdu: curati dal Beijing Center for The Arts (BCA), sono interamente dedicati alla cucina. ‘The Floating Kitchen’ di Kengo Kuma ci riporta alla cucina tradizionale cinese, che vanta tra gli ingredienti principali quelle spezie che fecero la fortuna dell'antica Repubblica di Venezia: sembra di viaggiare con Marco Polo, tra oggetti vintage e video istallazioni che mostrano cuoche all’opera, in ambienti simili a quelli delle nostre trattorie. È quindi un balzo quasi epocale quello che ci fa fare ‘The Infinity Kitchen’ di Winy Maas: una lunghissima cucina tutta trasparente che punta ad elevare la nostra consapevolezza sui singoli procedimenti del cucinare, celebrandone i rituali in modo poetico.
Tanta poesia si trova anche al piano nobile di Ca’ Tron, dove si sviluppa la sezione principale di “Across Chinese Cities – China House Vision”. Poesia nello stile di Italo Calvino, che ne Le città invisibili fa dire a Marco Polo in un dialogo con Kublai Kan: “Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure”. Qui in realtà troviamo soprattutto desideri.
Per citare solo alcuni esempi, Yungo Chang ci propone ‘The Bike House’, istallazione che nasce dal suo amore di tutta la vita: la bicicletta, il cui utilizzo per il trasporto urbano viene ora promosso dall’Amministrazione municipale di Pechino. ‘The Bike House’ propone progetti di abitazioni per ciclisti, con spazi interni in cui muoversi comodamente in sella alla bici, e nuovi spazi collettivi per comunità di appassionati della bicicletta.
‘Back Home’ di Liang Jingyu si ispira a valori di autosufficienza e interconnessione tra Uomo e Natura, concetti cari agli antichi canoni etici cinesi. Nasce dall’osservazione degli stili di vita in regioni rurali remote, dove la sincronicità di attività fisiche e spirituali viene tuttora praticata in una coesistenza armoniosa.
‘The House of Spontaneity’ di Hua Li esplora i rituali che donano il senso di ‘essere a casa’ agli spazi in cui viviamo: celebra la possibilità che l’abitazione del futuro incarni l’espressione individuale, e che la casa sia un luogo aperto al cambiamento e alla costante riconfigurazione.

Venezia, Ca’ Tron – fino al 23 settembre

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di Maristella Tagliaferro © Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

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