menti in fuga - le voci parallele

menti in fuga - le voci parallele / menti critiche / @Giovanni_Dursi / Atomi reticolari delle "menti critiche", impegnati nella trasformazione sociale e "messa in questione del rapporto tra la forma capitalista (intesa come Gestalt, come forma della percezione) e la potenza produttiva concreta delle forze sociali, particolarmente la potenza dell’intelletto generale"

venerdì 1 gennaio 2016

Note per la cultura - A volte capita di pensare, scrivere, agire ...

A volte viene da pensare, viene da scrivere, viene da agire. Nonostante l'inedia sociale, gli indotti stordimenti per l'appartenenza a microcosmi tribali, le repressioni, le forme di vita coartate, le consuetudinarie pubbliche recite. Dentro quel pertugio sempre più stretto, quella sorta di citopigio maleodorante - solco sulla superficie del corpo di molti protozoi ciliati, che serve a espellere materiali di rifiuto - che si vuol rendere la libertà personale e collettiva, si configura, viceversa, l'occasione per rivoluzionare lo stato presente di cose.
La trasformazione sociale non è incorporata meccanicisticamente nell'operatività della struttura produttiva che genera ed ottiene sfruttamento, nelle condizioni economiche alienanti di vita di miliardi di uomini, nelle attività politiche ispirate al frugale rivendicazionismo economico e normativo, alle ipostasi culturali. L'autentica trasformazione sociale è incorporata da forze agenti, è causata da soggettività coscienti in grado di svincolarsi dalla prigionia di condotte sociali subalterne alle logiche dell'omologazione.
Il portato d'autenticità della trasformazione sociale non va confusa con una retorica espressione evocativa di un'esistenza in cui il singolo ritrova il proprio più profondo sé stesso, lontano dal modo d’essere quotidiano, superficiale e impersonale, in cui l’uomo vive abitualmente, bensì riguarda un insieme di atti consapevoli di un gruppo sociale che s'assume la responsabilità materiale del cambiamento, della radicale fuoriuscita da un sistema di regole e di valori per instaurarne un inedito, necessitante, sviluppato, la cui irreversibilità coincide con l'immanente qualità fondante.

La qualità della vita attuale lascia a desiderare: tempi contingentati da risponditori automatici, da operazioni informatiche, da attività telematica di ricerca di aggiornamenti di applicazioni e di aggiunta di funzionalità; i linguaggi in uso sono del tutto sincopati - ricordiamo che nel gergo medico il termine sincope significa sospensione, per lo più transitoria, della coscienza, provocata da improvvisa carenza a livello cerebrale di ossigeno e di glicosio (per crisi acuta di ipotensione arteriosa, per turbe circolatorie cerebrali, per alterata funzionalità cardiaca, ecc.) -, compressi in allusioni, in veloci locuzioni che tanto denotano quanto s'affidano al contesto per la comprensione di quel che si dice o si intende affermare; si tratta di linguaggi sospesi che limitano il pensiero in visioni anguste, nella ripetitività di immaginari che altrimenti necessiterebbero di ben oltre 140 caratteri per essere decodificati adeguatamente. Un immaginario che si comprime in pochi caratteri, che concepisce connessioni compulsive fatte di poche parole e molti click. Siamo all'annichilimento delle relazioni. Analogamente ci si reca in quegli spazi concentrazionari, tra i vari esistenti, – i cosiddetti non luoghi – ove viene spacciata per libertà (d'acquisto e di consumo) il corto circuito mentale collettivo, il black out sinaptico, la liquefazione delle coscienze. Corpi avviliti, menti alienate, in fuga dalle responsabilità, vite spese che corrono come binario parallelo alla saggezza, senza mai tentare di convergere. Il corollario è costituito dalla palese ostentazione della volgarità di atteggiamenti massificati, tendenzialmente coartanti, che circondano, opprimono gli spiriti liberi. Una vita sociale che muta in asfissiante link life insofferente, per sua natura, alla teoria.­



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