menti in fuga - le voci parallele

menti in fuga - le voci parallele / menti critiche / @Giovanni_Dursi / Atomi reticolari delle "menti critiche", impegnati nella trasformazione sociale e "messa in questione del rapporto tra la forma capitalista (intesa come Gestalt, come forma della percezione) e la potenza produttiva concreta delle forze sociali, particolarmente la potenza dell’intelletto generale"

giovedì 16 agosto 2018

Bikini

Secondo una certa linea di pensiero, quella occamistico-empirista, solo gli individui esistono, le idee generali essendo “flatus vocis”, o costruzioni mentali.
Eppure, mirando intorno, l'omologazione fisico-estetica, la standardizzazione dei comportamenti, la banalizzazione dei linguaggi usati per “comunicare”, l'uniformazione dei pensieri e delle emozioni rendono massificato, quasi indistinguibile il “proprio modo d'essere”. Originalità vo' cercando.
D'altro canto l’esser-un-individuo è davvero qualcosa di più immediato, di riscontrabile, di più facile da capire di un universale, di un collettivo, o, più banalmente, “e parte sermonis”, di un nome comune?
Quando fermarsi nell’analisi per trovare l’in-dividuo, ciò che non si può più dividere?
Per gli organismi viventi in fondo la cosa è dominabile, perché fa da discriminante quella misteriosa cosa che è chiamata “vita”.
Così sembra plausibile che un cane, o un cavallo, siano un individuo, e non un insieme di molecole: tagliandolo a pezzi, il cavallo “muore”.
Viceversa per le cose inanimate il problema pare di tutt’altra natura.
Un tavolo è un individuo o un ammasso di legno, o di molecole, o di atomi, o di particelle sub-atomiche, o, persino, nemmeno di materia, ma di materia/energia?
Secondo una certa altra chiave di lettura, un individuo è una astrazione metaempirica al pari di una categoria: in realtà noi esperiamo sempre e solo dati sensibili, e solo attraverso la percezione e la concettualizzazione li organizziamo poi in individui e collettivi.
Così l’individuo sarebbe una astrazione, un punto limite mai esperito, mentre il nostro vissuto si svolgerebbe entro una dimensione intermedia, un fascio di sensazioni simile alla primordiale broda cartesiana.
Quindi, ci si illude di vedere bikini, quel bikini in particolare, quella peculiare “forma” d'esistenza. Pensare di “vedere” l'oggettività, di “leggere” la sua struttura, contiene già in nuce quella vocazione di liberalismo esistenziale, che produce distanze, dalla verità. Ciò è esclusiva e inconsapevole condizione della solitudine di un “individuo” che s'affanna a capire il mondo. Del resto, la mentalità diffusa preannuncia direttive spirituali per l'intera umanità alle quali conformarla coercitivamente.
L'omologazione fisico-estetica, la standardizzazione dei comportamenti, la banalizzazione dei linguaggi usati per “comunicare”, l'uniformazione dei pensieri e delle emozioni sono anche la materialistica testimonianza della formazione di una gruppalità sociale, che venne storicamente costituendosi, a testimonianza del notevole livello di immaturità e di deprivazione culturale, facendo, dei consistenti gruppi sociali subalterni, davvero entità umane periferiche nel generale processo di incubazione della sempre mutevole barbarie.

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