menti in fuga - le voci parallele

menti in fuga - le voci parallele / menti critiche / @Giovanni_Dursi / Atomi reticolari delle "menti critiche", impegnati nella trasformazione sociale e "messa in questione del rapporto tra la forma capitalista (intesa come Gestalt, come forma della percezione) e la potenza produttiva concreta delle forze sociali, particolarmente la potenza dell’intelletto generale"

martedì 2 maggio 2017

Giovane poesia che s'apre alla realtà

Una volta aperto il volume  - MARGINI, Edizioni Tabula fati, Chieti, Maggio 2017 - ed entrati nell’immaginario poetico di FrancescoTorlontano, si pende dalle labbra, pardon, dalla penna di un giovane uomo che, poco più che un ragazzo, scrive con la consapevolezza e la disinvoltura di un adulto. Il suo stile diventa fin dai primi versi la bussola potente e imperiosa per orientarsi in un labirinto di esperienze tali nel duplice senso della parola: la capacità di esperire la realtà e le sue forme in modo quasi sinestetico, ma anche quella di sperimentare la trasfigurazione (anche grafica, come avviene nel caso di Nomi), della quotidianità nel simbolismo.
E tuttavia questo gusto dello sperimentalismo non si rivela mai vuoto né tantomeno fine a se stesso: piuttosto, sembra uno di quei passepartout universali che Francesco utilizza per interpretare, e in certi casi riscattare, situazioni, persone, luoghi, relazioni. Che sono situazioni, persone, luoghi, relazioni reali eppure, nello stesso tempo, altre.

Così, come dotato di una telecamera virtuale, Francesco parte dal dettaglio, all’apparenza insignificante, e, verso dopo verso, mette a fuoco la scena che però, a quel punto, è la sua scena. Con metodo, e aggirandosi nel vasto caleidoscopio dell’amore (Tra i tuoi seni) e degli affetti in genere (Se mi dai un’altra possibilità), del detto e del non detto (Prassi), della normalità (Colazione domenicale) e, addirittura, dell’a tal punto radicale da essere estremo (Cristo).

A colpire di più, allora, è che per l'Autore i versi non sono un semplice divertissement o l’effusione delle proprie emozioni in metrica, cosa che potrebbe non interessare affatto il lettore. Piuttosto, le sue poesie diventano le tracce e il segno tangibile di un percorso in cui la poesia ha il valore di aprirsi alla realtà, di caricarla di significato o, che è uguale, di scoprirlo. E così, gli ipermetri e la prosa poetica, tanto per citare degli esempi, introdotti con tanta perizia, diventano strumenti e riflessi di un universo poetico complesso, che si rivela attraverso immagini lapidarie e clausole che sorprendono il lettore come veri e propri colpi di teatro.

Queste immagini, a volte, feriscono addirittura, nella loro ruvidezza, chi legge. C’è qualcosa di estremamente nuovo eppure dal sapore antico in ciò ma, di certo, l’unica sensazione che non si può provare di fronte a questa prima prova dell’Autore è l’indifferenza.
Prof. G. Giuliani

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