Una volta
aperto il volume - MARGINI, Edizioni Tabula fati, Chieti, Maggio 2017 - ed entrati nell’immaginario poetico di FrancescoTorlontano, si pende dalle labbra, pardon,
dalla penna di un giovane uomo che, poco più che un ragazzo, scrive
con la consapevolezza e la disinvoltura di un adulto. Il suo stile
diventa fin dai primi versi la bussola potente e imperiosa per
orientarsi in un labirinto di esperienze tali nel duplice senso della
parola: la capacità di esperire la
realtà e le sue forme in modo quasi sinestetico, ma anche quella di
sperimentare la
trasfigurazione (anche grafica, come avviene nel caso di Nomi),
della quotidianità nel simbolismo.
E tuttavia
questo gusto dello sperimentalismo non si rivela mai vuoto né
tantomeno fine a se stesso: piuttosto, sembra uno di quei
passepartout universali
che Francesco utilizza per interpretare, e in certi casi riscattare,
situazioni, persone, luoghi, relazioni. Che
sono situazioni, persone, luoghi, relazioni reali eppure, nello
stesso tempo, altre.
Così, come
dotato di una telecamera virtuale, Francesco parte dal dettaglio,
all’apparenza insignificante, e, verso dopo verso, mette a fuoco la
scena che però, a quel punto, è la sua
scena. Con metodo, e aggirandosi nel vasto
caleidoscopio dell’amore (Tra i tuoi seni)
e degli affetti in genere (Se mi dai un’altra
possibilità), del detto e del non detto
(Prassi), della
normalità (Colazione domenicale)
e, addirittura, dell’a tal punto radicale da essere estremo
(Cristo).
A colpire di
più, allora, è che per l'Autore i versi non sono un semplice
divertissement o
l’effusione delle proprie emozioni in metrica, cosa che potrebbe
non interessare affatto il lettore. Piuttosto, le sue poesie
diventano le tracce e il segno tangibile di un percorso in cui la
poesia ha il valore di aprirsi alla realtà, di caricarla di
significato o, che è uguale, di scoprirlo. E così, gli ipermetri e
la prosa poetica, tanto per citare degli esempi, introdotti con tanta
perizia, diventano strumenti e riflessi di un universo poetico
complesso, che si rivela attraverso immagini lapidarie e clausole che
sorprendono il lettore come veri e propri colpi di teatro.
Queste
immagini, a volte, feriscono addirittura, nella loro ruvidezza, chi
legge. C’è qualcosa di estremamente nuovo eppure dal sapore antico
in ciò ma, di certo, l’unica sensazione che non si può provare di
fronte a questa prima prova dell’Autore è l’indifferenza.
Prof. G. Giuliani
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