A
volte viene da pensare, viene da scrivere, viene da agire. Nonostante
l'inedia sociale, gli indotti stordimenti per l'appartenenza a
microcosmi tribali, le repressioni, le forme di vita coartate, le
consuetudinarie pubbliche recite. Dentro quel pertugio sempre più
stretto, quella sorta di citopigio maleodorante - solco sulla
superficie del corpo di molti protozoi ciliati, che serve a espellere
materiali di rifiuto - che si vuol rendere la libertà personale e
collettiva, si configura, viceversa, l'occasione per rivoluzionare lo
stato presente di cose.
La
trasformazione sociale non è incorporata meccanicisticamente
nell'operatività della struttura produttiva che genera ed ottiene
sfruttamento, nelle condizioni economiche alienanti di vita di
miliardi di uomini, nelle attività politiche ispirate al frugale
rivendicazionismo economico e normativo, alle ipostasi culturali.
L'autentica trasformazione sociale è incorporata da forze agenti, è
causata da soggettività coscienti in grado di svincolarsi dalla
prigionia di condotte sociali subalterne alle logiche
dell'omologazione.
Il
portato d'autenticità della trasformazione sociale non va confusa
con una retorica espressione evocativa di un'esistenza in cui il
singolo ritrova il proprio più profondo sé stesso, lontano dal modo
d’essere quotidiano, superficiale e impersonale, in cui l’uomo
vive abitualmente, bensì riguarda un insieme di atti consapevoli di
un gruppo sociale che s'assume la responsabilità materiale del
cambiamento, della radicale fuoriuscita da un sistema di regole e di
valori per instaurarne un inedito, necessitante, sviluppato, la cui
irreversibilità coincide con l'immanente qualità fondante.
La
qualità della vita attuale lascia a desiderare: tempi contingentati
da risponditori automatici, da operazioni informatiche, da attività
telematica di ricerca di aggiornamenti di applicazioni e di aggiunta
di funzionalità; i linguaggi in uso sono del tutto sincopati -
ricordiamo che nel gergo medico il termine sincope significa
sospensione, per lo più transitoria, della coscienza, provocata da
improvvisa carenza a livello cerebrale di ossigeno e di glicosio (per
crisi acuta di ipotensione arteriosa, per turbe circolatorie
cerebrali, per alterata funzionalità cardiaca, ecc.) -, compressi in
allusioni, in veloci locuzioni che tanto denotano quanto s'affidano
al contesto per la comprensione di quel che si dice o si intende
affermare; si tratta di linguaggi sospesi che limitano il pensiero in
visioni anguste, nella ripetitività di immaginari che altrimenti
necessiterebbero di ben oltre 140 caratteri per essere decodificati
adeguatamente. Un immaginario che si comprime in pochi caratteri,
che concepisce connessioni compulsive fatte di poche parole e molti
click. Siamo all'annichilimento delle relazioni. Analogamente
ci si reca in quegli spazi concentrazionari, tra i vari esistenti, –
i cosiddetti non luoghi – ove viene spacciata per libertà
(d'acquisto e di consumo) il corto circuito mentale collettivo, il
black out sinaptico, la liquefazione delle coscienze. Corpi
avviliti, menti alienate, in fuga dalle responsabilità, vite spese
che corrono come binario parallelo alla saggezza, senza mai tentare
di convergere. Il corollario è costituito dalla palese ostentazione
della volgarità di atteggiamenti massificati, tendenzialmente
coartanti, che circondano, opprimono gli spiriti liberi. Una vita
sociale che muta in asfissiante link life insofferente, per
sua natura, alla teoria.
1 - Continua
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